Sunday, August 07, 2005

23:59

Le 23:59, che sarebbero coincise con il "fischio finale" che avevo prestabilito per la partita che volevo concludere, è l'ora in cui oggi avrei dovuto pubblicare questo post. In realtà, per la paura di non farcela, ho tentato di accorciare i tempi.
Ed ora che devo scrivere, perchè ve l'avevo promesso, una conclusione, non so da dove cominciare.

Perchè, in realtà, mi sono accorta che, quando ho deciso di "scendere in campo", non avevo ben chiaro chi sarebbe stato il mio "avversario". Solo riflettendo a posteriori, in realtà, mi sono accorta che, dall'altra parte della linea centrale c'ero ancora io. O, meglio, i miei limiti e le mie paure.
Da questo punto di vista, la partita è stata vinta.
E questa è la prima cosa bella che mi è capitata: l'"io che supera il non-io", per dirla "alla Fichte".

Ma la cosa ancora più eccezionale sono state le conseguenze.
Perchè, nella vita, il "fischio finale" di ogni partita non è che l'inizio, la sceltà di passare dalla potenza all'atto, di concretizzare una possibilità...
E da lì in avanti è tutto in divenire. Non più una partita, ma un percorso, da seguire, da scoprire... Una strada di cui si intravede solo la meta, ma che ti sorprende sempre. Perchè, in realtà, è un percorso che si costruisce passo passo, mentre si cammina. E prende strade diverse, in base alla nostra volontà e a quella dei nostri "compagni di viaggio"...

E' meraviglioso. Nella vita non è tutto bianco o nero, vincere o perdere, prendere o lasciare. Oltre a questo, esistono le sfumature, che sono altrettanto importanti.

E' vero, per coglierle bisogna avere coraggio. Perchè stanno dietro, al di là del "bianco o nero" che deve essere superato.
Ma la cosa eccezionale, sono convinta, sono le conseguenze. Gli orizzonti che si aprono. I percorsi che, una volta intrapresi, ti permettono, di tanto in tanto, di fermarti, voltarti indietro e guardare... La prima conseguenza di un cammino sono i ricordi che ti potri dentro, le orme che hai lasciato.

E la seconda, importantissima conseguenza, è poter sperimentare la dimensione della fiducia.
La partita non è la fine, ma l'inizio di un percorso. E' la possibilità che prende forma, che può essere plasmata da chi sceglie di camminare... E' questo che mi spinge e mi spingerà sempre a "mettermi in gioco".
Perchè è vero che non si sa come andrà a finire, perchè, in relatà, si può solo intuire come andrà a cominciare... Ma in questo, nel "saltare nel vuoto", nello scommettere, nell'avere fiducia si sperimente la libertà...

Ci si può chiedere se il gioco valga la candela.

Pascal (ed io con lui) risponderebbe: "Chi perde tutto vince tutto".

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