Thursday, September 15, 2005

Una "esse" che fa la differenza

"Molto spesso tutto comincia con il bisogno di vivere la propria vita attraverso quella di un altro. Rinunziare a se stessi, per facilitare la realizzazione dell'altro [...]. Il sacrificio di sè significa molto spesso infliggere tremendi sensi di colpa nel beneficiario, e di conseguenza lo si manipola, lo si controlla. Se debbo scegliere fra le due madri stereotipo della storiella ebraica- quella che dice al suo piccino "Finisci la colazione altrimenti ti uccido" e quella che dice: "Finisci la colazione altrimenti mi uccido"-, sceglierei il male minore, e cioè non finire la colazione e morire, piuttosto che non finire e trovarmi per il resto della vita attanagliato dal senso di colpa."

[Amos Oz, Contro il fanatismo]


Io, invece, penserei se non sia opportuno finirla, la colazione. E' il pasto più importante della giornata.

Pessima battuta, giusto per dire che, nonostante questo libro sia stato caldamente consigliato anche dalla sottoscritta, questa volta non sono proprio d'accordo con il suo autore.

Forse perchè io credo in un Uomo che si è fatto inchiodare ad una croce proprio per me.

Diversità di vedute.
Ci pensavo stamattina, mentre camminavo per strada. E pensavo a come una "esse" possa fare la differenza.

Sì, per me i due punti di vista (quello dello scrittore israeliano e, agli antipodi, il mio) hanno due nomi simili, differenti solo per una lettera sibilante. Definirei ottica del "ricatto" la sua, ottica del "riScatto" la mia.

Nell'ottica del ricatto, devo darne atto, il discorso non fa una grinza. Il sacrificio è uno strumento subdolo, che, sotto una parvenza di amore incondizionato, nasconde tanto egoismo. In fondo, la mamma ebraica della storiella, quella che minaccia di togliersi la vita per la disobbedienza del figlio, sembra che lo faccia per il bene che vuole alla sua creatura. In realtà, il messaggio è un altro: "Se tu mi vuoi bene davvero (ecco l'egoismo palesato!), se tu vuoi più bene a me che alla tua libertà, allora fai quello che ti dico". Ricatto è ricatto, non si può obiettare.

Ma esiste un altro tipo di sacrificio ed è quello in cui credo, quello che orienta la mia vita. E' un sacrificio che non lascia spazio ai sensi di colpa, anche se, per lungo tempo, molti hanno fatto in modo che i più soggiacessero al loro volere, gravati da questa presunto peccato imperdonabile. Gli ebrei in primis ne sono stati accusati per secoli. In un certo senso la visione di Oz è del tutto sensata.
Ma torniamo all'ottica del riScatto, del sacrificio che non "attanaglia con i sensi di colpa i beneficiari".

Che cosa c'è di diverso? Sempre di sacrificio si tratta, questo è vero. In apparenza non cambia nulla: i due gesti sono del tutto equivalenti. Ma il significato è ben diverso. Quell'Uomo, che si è fatto crocifiggere proprio per me, sta dicendo: "Guardami, per Me tu sei così sommamente importante, così pieno di potenzialità, che non posso permettere che tu continui ad ignorare il tuo valore. Convinciti che tu sei degno di essere amato, tu meriti un amore incondizionato."

E' quando io mi sento amata, quando mi sento importante (che, in fondo, non è altro che la risposta più profonda al desiderio di felicità innato in ciascuno di noi) che non riesco proprio a farmi prendere dallo sconforto. Guardo al sacrificio e mi dico che devo imparare a credere in me stessa, devo rimboccarmi le maniche, devo mostrare al mondo il mio valore. Il valore di una persona che scopre, grazie ad un sacrificio, di essere amata.
Niente senso di colpa, solo tanta voglia di mostrare a chi mi sta accanto, grazie ai miei piccoli sacrifici, quanto ciascuno valga, quanto ciascuno meriti di essere amato.

2 Comments:

Blogger pieffe said...

Tra poco arriva la recensione di un'altro libro di Oz, anche piu' bello di questo (diverso).

Pero' io pensio che la mamma dell'esempio non si stia sacrificando: il sacrificio in se' non porterebbe al conseguimento del suo scopo; se si suicidasse davvero non ci sarebbe comunque nulla che farebbe mangiare il figlio (se non un certo languorino dopo il corteo funebre, forse). Non esiste la soluzione "mi sacrifico perche' tu stia bene". Esiste solo la possibilita' "minaccio di sacrificarmi perche' tu faccia quello che voglio io". Che e' proprio la logica del ricatto terrorista (questo e' il pensiero di Oz, sul quale mi trovo in buona parte d'accordo).

Gesu' non ha detto "o vi convertite o mi faccio crocifiggere e vi beccate il senso di colpa saecula saeculorum": ha fatto che sacrificarsi. E tra la possibilita' che questo sia un Mistero della Fede e quella che sia un "riscatto" per i peccati dell'umanita' (cfr. domanda 122, delle FAQ del Compendio del Catechismo) beh, io preferisco di gran lunga il mistero della fede. :-)

(tutto questo non c'entra molto col tuo post, ma va beh!)

9:34 PM  
Blogger raraavis said...

Beh, la logica del ricatto terrorista è ben più estrema: "Mi sacrifico, tanto io vado in un posto migliore, voi tutti, sporchi infedeli, bucerete all'inferno (se esiste per mussulmani, cosa che ignoro). E gli altri scelgano: coversione o morte eterna".

Sì, il mio post non c'entra nulla con il terrorismo, come non c'entra Cirsto, mentre la mamma della storiella ci azzecca molto di più.

In merito al riscatto... Io mi chiedo ancora perchè Dio si sia sacrificato per una come me. Cioè,
una mossa azzardata!;-)
Ma Lui ci ha creduto (più che riscatto dai peccati, è un riscatto dal mio scetticismo), e questo fatto inspiegabile, questo Mistero della Fede mi fa sentire fortunata...

10:00 PM  

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