Tuesday, August 23, 2005

O è sfortuna.. (Appunti di viaggio I)

Direi, cominciamo dalla fine. E' più semplice, perchè i ricordi sono più vividi...e anche un po' più degni di nota.

Beh, uno trascorre dieci giorni in Germania con la prospettiva di passare una notte sotto le stelle, un po' al freddo, sì, ma, in ogni caso, una notte non qualunque. Una notte con un milione di altri giovani, tutti lì, per vivere la veglia con Benedetto XVI.

La sottoscritta avrebbe proprio avuto voglia di essere tra quel milione di persone al accampate al freddo, ma felici. Ci era arrivata proprio vicinissima.

Ed, invece, le capita di non sentirsi bene la mattina di sabato. Anzi, sta proprio male, così male da non riuscire a fare quei sette chilometri che la separano dalla meta. Allora si avvicina ad una volante della polizia tedesca e spiega in inglese la situazione. Chiede se non ci sia qualche mezzo per raggiungere il luogo della veglia. La polizia tedesca, che forse l'inglese non lo capisce bene, chiama la Croce Rossa, che manda un'ambulanza a sirene spiegate (che si usano per un trauma cranico, un'emorragia, un arresto cardiaco) e la porta subito al pronto soccorso dell'ospedale a 10 chilometri di distanza.

Qui mi trattengono giusto un'oretta, per poi liquidarmi dicendo "analisi tutte ok, quando ti senti meglio te ne puoi andare". Beh, con una flebo maxi di antidolorifico, integratori e quant'altro, uno si sente meglio subito. E poi che cosa sarei dovuta rimanere a fare?

Allora parto in quarta alla volta della farmacia, perchè il giorno dopo mi avrebbe atteso un viaggio di 14 ore, e, quando si viaggia, non si può rischiare di stare troppo male.
Intanto il telefono continua a suonare, papà, mamma, il don, gli amici, tutti troppo lontani per potermi essere accanto "fisicamente", ma, comunque, pieni di ottimi consigli, nonostante l'ansia palpabile...
Lascio un patrimonio in medicine per fronteggiare ogni emergenza. Esco e passo davanti ad in ristorante.
E chi ci trovo? L'autista del nostro bus, Domenico. Scambio due parole e mi faccio dare il suo numero di cellulare, in fondo era l'unico volto noto in quel paese ormai deserto.
Mi dirigo alla volta della stazione, per vedere come raggiungere il luogo della veglia... Ma oramai l'effetto dell'antidolorifico sta già scemando e, oltre a dovere scoprire come raggiungere il mio gruppo, devo trovare un posto dove trascorrere la notte.
Su consiglio di un volontario (ma perchè vado a fidarmi di una categoria che, per tutta la settimana, ha dato prova di non sapere neppure come fosse girata?!?), torno nel paese dove avevo alloggiato nei giorni precedenti.
Penso che la Siberia abbia una densità di popolazione superiore a quella che ho riscontrato sabato in quella cittadina.
Dopo molto peregrinare, stremata, mi rivolgo ai vigili del fuoco, che tentano di trovarmi una sistemazione.
Dopo aver verificato che l'ostello era chiuso (che cosa serve, in fondo, un'ostello della gioventù durante la GMG?), mi portano in un dormitorio da film americano. Quello in cui si rifugiano i ricercati o le spie in fuga dal KGB... Un misto tra un carcere e una topaia.
Alchè gioco l'ultima carta: telefono ad una famiglia che ha ospitato uno dei nostri sacerdoti durante i giorni di preparazione.
Ed in effetti, a parte la difficoltà di spiegare qualcosa in un misto di angloteutonico da parte di chi non sa molto il tedesco a qualcuno che non parla inglese, trovo una sistemazione più che decorosa...
E la veglia me la sono guardata in tv, al caldo, sul divano...

Insomma, una giornatina niente male. Peccato per la veglia... Ma se non avessi vissuto tutto questo, non sarei salita sull'ambulanza tedesca, non avrei incontrato due infermiere dolcissime ed un tirocinante decisamente in gamba, un farmacista che credeva fossi canadese... Non avrei avuto modo di scoprire il lato paterno e protettivo di Domentico, la simpatia e la disponibilità dei pompieri tedeschi e la grandiosa gentilezza della coppia che mi ha ospitato...

Insomma, per dirla come San Francesco, o è sfortuna o è... PERFETTA LETIZIA.

2 Comments:

Blogger pieffe said...

Che sletizia... ecco, uno degli svantaggi di essere medica e' che capisci quello che ti fanno. Io se mi portano in ProntoSoccorso (strizzatina) chiudo gli occhi e spero in bene.

Una che capisce quel che le succede...brr...

1:58 PM  
Blogger Martella 2000 said...

Siamo stati tutti in ansia e soprattutto eravamo molto dispiaciuti di non poterti raggiungere là dove fossi. Abbiamo pregato per te la sera della veglia, ma abbiamo anche convenuto che la tua capacità di destreggiarti, la buona conoscenza dell'inglese e la tua forza d'animo sarebbero state utili e sufficienti più di un nostro appoggio "fisico"....ti vogliamo molto molto bene!!!

8:48 PM  

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