Friday, June 30, 2006

Shifting Gears




Afterimages of complementary colors create apparent movement in our peripheral vision
as our eyes shift across the page.

Che spettacolo!

Wednesday, June 28, 2006

Un po' meno tensione...

Ecco, sì.
Orale domani, ore 9,30.
All'aria i miei progetti. Uffa.
E non ci hanno neppure detto come sono andati gli scritti.
Ecco, un po' meno tensione?

L'uomo perfetto

Un film divertente. Niente di che, ma per rilassarsi prima dell'ultimo ripasso non è male.
Tra l'altro, musiche scelte benissimo.
Anche la voce fuori campo non è fastidiosa.

"Gli areoporti sono i posti dove la gente dà il meglio di sè"


E poi l'ultima scena con la pubblicità di Celluvia è esilarante!

P.S.: vediamo dopo il titolo di questo post quali annunci sceglie Google...

EDIT: ho trovato l'autore della colonna sonora, tra cui c'è questa banalissimo e, forse per questo, piacevole pezzo.

Gelato

Ieri sera ho assaggiato il gelato al cioccolato fondente (100% cioccolato fondente senza latte... Non mi chiedo quale surrogato ci sia dentro, visto che pare sia davvero gelato...) all'Arca di Noè.
Beh, un'esperienza molto piacevole. I livelli di dopamina si sono alzati in maniera non indifferente.
Se me ne regalate una vaschetta, potete chiedermi (quasi) qualunque cosa.

Racconti

La cosa bella dei racconti belli e che ti capita di rileggerli quando meno te l'aspetti. Così leggi questo per la prima volta su "Gli amori difficili". Poi lo ritrovi qui. E sono coincidenze che non passano inossrvate. Almeno per me.

Estate

Un'estate che prende forma... Si profila anche una capitale europea i primi di agosto... Mah...

Forza Gianluca!

Fa sempre pansare, quando succedono cose del genere. E noi siamo qui a sperare che si riprenda, anche se probabilmente non è proprio la sua massima aspirazione... forse...

Tuesday, June 27, 2006

Serata "revival"

... A zonzo per Borgo...Così, tanto per rilassarsi...Vediamo cosa ne viene fuori...

Pensieri n

"Condividere un sentimento

è come fare in modo che un sogno divenga

realtà"

3 canzoni II

La me "rilassata":

1. Sunset, Kate Bush
2. Rapsody in Blue, Gershwin
3. Hevia, No men's land

Tensione

Sono in tensione, in attesa che decidano la data dell'orale di Fisiologia.
Nel frattempo giro a vuoto, non so come gestire il tempo, tra i libri, gli appunti, il caldo e la presentazione di inglese.
Ma soprattutto non voglio avere un esame a San Pietro. No, non lo voglio.
E non voglio più trascorrere il tempo aspettando le decisioni di qualcun altro, aspettando chi non sa decidersi, chi mi fa stare sul filo del rasoio. Sono in attesa, che si decida e mi faccia sapere. Presto!

P.S.: e per quanto riguarda tutto ciò che non è esame di Fisio.... Beh, fa lo stesso. D'ora in avanti non si aspetta più.

Ecco non ce la faccio, non ce la faccio proprio più. Servirebbe un taglio netto...

It happens...

...che, giunti al ventiduesimo anno della propria esistenza, ti spuntino i denti del giudizio.
Due in contemporanea, arcata superiore.
Che facciano in fretta...

Monday, June 26, 2006

Nauseata

a) La partita
b) Il referendum
c) Livia Turco

EDIT: però io non ci penso neanche lontanamente amigrare... Anche se la Svizzera fa più gol dell'Italia.

Sunday, June 25, 2006

Andare a votare...

... e trovare un presidente di seggio gentile (che poi sarebbe il mio vicino :-)), che non ti fa neanche tirare fuori la C.I., che si alza, sorride e ti stringe la mano quando entri e quando esci... Beh, è una sensazione piacevole!...

P.S.: Non so, fare il presidente di seggio dà un certo tono, un qualche fascino... Magari per le prossime elezioni ci penso pure io! :-)

Costanza del... Sentimento

"Se uno osserva una banana sotto una lampada al tungsteno, sotto una lampada fluorescente o alla luce del Sole essa continuerà ad apparire gialla, sia pure con qualche sfumatura diversa. Eppure se uno va a misurare la radiazione riflessa dalla banana in queste situazioni, ottiene risultati completamente diversi. Questa capacità di percepire i colori al di là delle differenze di illuminazione viene detta costanza di colore. Senza la costanza di colore sarebbe molto difficile per noi "usare" il colore."


Ecco, quando penso alla costanza del colore mi viene in mente la costanza di un sentimento: non cambia anche quando cambia l' "illuminazione" esterna, quando cambiano le circostanze. Quando ci si perde, quando ci si ritrova.

Referendum

Non è mai troppo tardi per informarsi.

Saturday, June 24, 2006

Il Me sinaptico

Friday, June 23, 2006

English presentation: Incipit

L'arte non è l'applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l'istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti.
- Pablo Picasso -

3 canzoni

Quali sono le tre canzoni che raccontano che scegleireste per parlare dei vostri stati d'animo?

La me "romantica":
1. L'abbandono, Gianna Nannini
2. Nocturn, Kate Bush
3. Home, Simply Red

Colonne sonore

La mia colonna sonora Estate '06 comincia così:

Sunset

Could be honeycomb
In a sea of honey
A sky of honey
Whose shadow, long and low
Is slipping out of wet clothes?
And changes into
The most beautiful
Iridescent blue

Who knows who wrote that song of Summer
That blackbirds sing at dusk
This is a song of colour
Where sands sing in crimson, red and rust
Then climb into bed and turn to dust

Every sleepy light
Must say goodbye
To day before it dies
In a sea of honey
A sky of honey
Keep us close to your heart
So if the skies turn dark
We may live on in
Comets and stars

Who knows who wrote that song of Summer
That blackbirds sing at dusk
This is a song of colour
Where sands sing in crimson, red and rust
Then climb into bed and turn to dust
Who knows who wrote that song of Summer
That blackbirds sing at dusk
This is a song of colour
Where sands sing in crimson, red and rust
Then climb into bed and turn to dust

Chorus :
Oh sing of summer and a sunset
And sing for us, so that we may remember
The day writes the words right across the sky
They all go all the way up to the top of the night


[Kate Bush, Aerial]

Fisiologia

Esamone. Quattro ore di scritto, nell'ordine: Fisiologia generale, Biofisica e Fisiologia del Sistema Nervoso.
Non male. Ma anche non benone. Insomma, tra tutte le cose che poteva chiedermi, proprio i due argomenti che non avevo ripassato. C'è anche un po' di sfiga, no? Spero il Prof. apprezzi la creatività...
Mi toccherà l'orale di settimana prossima. Ho almeno cinque giorni per rivedere una ventina di capitoli. Siccome è Fisio, sono perfino contenta.
La cosa migliore dell'esame?
L'amicizia con Cecilia.

Thursday, June 15, 2006

Just married


This is my friend Ashley. This post is dedicated to her.
I met her 'bout 5 years ago. We hanged out only once. And it was enough: we tooked to each other immediatly. It was astonishing...
Somehow, during these years, we've grown together. We have shared so many things!
I'm extremly proud of being a friend of hers.
And I'm glad that recently she has crowned her own deepest dreem (the picture above doesn't need more explenations ;-))
So, I wish them all the best, 'cause wonderful people are worthy of wonderful lifes.
Thank you for... just for everything!

Wednesday, June 14, 2006

L'eroina dà dipendenza fisica

Almeno servirebbe una ricetta medica. Non una legge proposta da Ferrero.

Classici

E' sempre meglio che qualcuno sia in grado di farteli apprezzare. IMHO.

Dna

Jacqueline the Ripper (qual è il femminile di Ripper?)

Tuesday, June 13, 2006

Fa strano...

... guardare le vecchie puntate di ER senza doppiaggio.

Peccati di gola

Quando arriva l'estate e sono sotto esame, la mia mamma comincia a cucinare delle cose fantastice. Meglio del solito, se è possibile.
Se fossi un uomo la sposerei, una donna brava come la mia mami.
Visto che sono una ragazza, penso che farò meglio a prendere ripetizioni da lei.
Mi sa che un po' gli uomini vadano presi per la gola.

Sunday, June 11, 2006

A song for you

I've been so many places in my life and time
I've sung a lot of songs I've made some bad rhymes
I've acted out my life in stages
With ten thousand people watching
But we're alone now and I'm singing this song to you

I know your image of me is what I hope to be
I've treated you unkindly but darlin' can't you see
There's no one more important to me
Baby can't you see through me
Cause we're alone now and I'm singing this song to you

You taught me precious secrets of the truth withholding nothing
You came out in front when I was hiding
Now I'm so much better and if my words don't come together
Listen to the melody cause my love is in there hiding

I love you in a place where there's no space or time
I love you for my life you?re a friend of mine
And when my life is over
Remember when we were together
We were alone and I was singing this song to you

We were alone and I was singing this song to you
We were alone and I was singing this song to you

[Simply Red, Simplified]

Saturday, June 10, 2006

La Signorina Felicita



I.

Signorina Felicita, a quest'ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.

Signorina Felicita, è il tuo giorno!
A quest'ora che fai? Tosti il caffè:
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
all'avvocato che non fa ritorno?
E l'avvocato è qui: che pensa a te.

Pensa i bei giorni d'un autunno addietro,
Vill'Amarena a sommo dell'ascesa
coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa
dannata, e l'orto dal profumo tetro
di busso e i cocci innumeri di vetro
sulla cinta vetusta, alla difesa...

Vill'Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.

Bell'edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga dalle stanze morte!
Odore d'ombra! Odore di passato!
Odore d'abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!

Ercole furibondo ed il Centauro,
le gesta dell'eroe navigatore,
Fetonte e il Po, lo sventurato amore
d'Arianna, Minosse, il Minotauro,
Dafne rincorsa, trasmutata in lauro
tra le braccia del Nume ghermitore...

Penso l'arredo - che malinconia! -
penso l'arredo squallido e severo,
antico e nuovo: la pirografia
sui divani corinzi dell'Impero,
la cartolina della Bella Otero
alle specchiere... Che malinconia!

Antica suppellettile forbita!
Armadi immensi pieni di lenzuola
che tu rammendi paziente... Avita
semplicità che l'anima consola,
semplicità dove tu vivi sola
con tuo padre la tua semplice vita!

II.

Quel tuo buon padre - in fama d'usuraio -
quasi bifolco, m'accoglieva senza
inquietarsi della mia frequenza,
mi parlava dell'uve e del massaio,
mi confidava certo antico guaio
notarile, con somma deferenza.

"Senta, avvocato..." E mi traeva inqueto
nel salone, talvolta, con un atto
che leggeva lentissimo, in segreto.
Io l'ascoltavo docile, distratto
da quell'odor d'inchiostro putrefatto,
da quel disegno strano del tappeto,

da quel salone buio e troppo vasto...
"...la Marchesa fuggì... Le spese cieche..."
da quel parato a ghirlandette, a greche...
"dell'ottocento e dieci, ma il catasto..."
da quel tic-tac dell'orologio guasto...
"...l'ipotecario è morto, e l'ipoteche..."

Capiva poi che non capivo niente
e sbigottiva: "Ma l'ipotecario
è morto, è morto!!...". - "E se l'ipotecario
è morto, allora..." Fortunatamente
tu comparivi tutta sorridente:
"Ecco il nostro malato immaginario!".

III.

Sei quasi brutta, priva di lusinga
nelle tue vesti quasi campagnole,
ma la tua faccia buona e casalinga,
ma i bei capelli di color di sole,
attorti in minutissime trecciuole,
ti fanno un tipo di beltà fiamminga...

E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto quadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d'efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l'iridi sincere
azzurre d'un azzurro di stoviglia...

Tu m'hai amato. Nei begli occhi fermi
rideva una blandizie femminina.
Tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina:
e più d'ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!

Ogni giorno salivo alla tua volta
pel soleggiato ripido sentiero.
Il farmacista non pensò davvero
un'amicizia così bene accolta,
quando ti presentò la prima volta
l'ignoto villeggiante forestiero.

Talora - già la mensa era imbandita -
mi trattenevi a cena. Era una cena
d'altri tempi, col gatto e la falena
e la stoviglia semplice e fiorita
e il commento dei cibi e Maddalena
decrepita, e la siesta e la partita...

Per la partita, verso ventun'ore
giungeva tutto l'inclito collegio
politico locale: il molto Regio
Notaio, il signor Sindaco, il Dottore;
ma - poiché trasognato giocatore -
quei signori m'avevano in dispregio...


M'era più dolce starmene in cucina
tra le stoviglie a vividi colori:
tu tacevi, tacevo, Signorina:
godevo quel silenzio e quegli odori
tanto tanto per me consolatori,
di basilico d'aglio di cedrina...

Maddalena con sordo brontolio
disponeva gli arredi ben detersi,
rigovernava lentamente ed io,
già smarrito nei sogni più diversi,
accordavo le sillabe dei versi
sul ritmo eguale dell'acciottolio.

Sotto l'immensa cappa del camino
(in me rivive l'anima d'un cuoco
forse...) godevo il sibilo del fuoco;
la canzone d'un grillo canterino
mi diceva parole, a poco a poco,
e vedevo Pinocchio e il mio destino...

Vedevo questa vita che m'avanza:
chiudevo gli occhi nei presagi grevi;
aprivo gli occhi: tu mi sorridevi,
ed ecco rifioriva la speranza!
Giungevano le risa, i motti brevi
dei giocatori, da quell'altra stanza.

IV.

Bellezza riposata dei solai
dove il rifiuto secolare dorme!
In quella tomba, tra le vane forme
di ciò ch'è stato e non sarà più mai,
bianca bella così che sussultai,
la Dama apparve nella tela enorme:

"é quella che lascò, per infortuni,
la casa al nonno di mio nonno... E noi
la confinammo nel solaio, poi
che porta pena... L'han veduta alcuni
lasciare il quadro; in certi noviluni
s'ode il suo passo lungo i corridoi...".

Il nostro passo diffondeva l'eco
tra quei rottami del passato vano,
e la Marchesa dal profilo greco,
altocinta, l'un piede ignudo in mano,
si riposava all'ombra d'uno speco
arcade, sotto un bel cielo pagano.

Intorno a quella che rideva illusa
nel ricco peplo, e che morì di fame,
v'era una stirpe logora e confusa:
topaie, materassi, vasellame,
lucerne, ceste, mobili: ciarpame
reietto, così caro alla mia Musa!

Tra i materassi logori e le ceste
v'erano stampe di persone egregie;
incoronato dalle frondi regie
v'era Torquato nei giardini d'Este.
"Avvocato, perché su quelle teste
buffe si vede un ramo di ciliege?"

Io risi, tanto che fermammo il passo,
e ridendo pensai questo pensiero:
Oimè! La Gloria! un corridoio basso,
tre ceste, un canterano dell'Impero,
la brutta effigie incorniciata in nero
e sotto il nome di Torquato Tasso!

Allora, quasi a voce che richiama,
esplorai la pianura autunnale
dall'abbaino secentista, ovale,
a telaietti fitti, ove la trama
del vetro deformava il panorama
come un antico smalto innaturale.

Non vero (e bello) come in uno smalto
a zone quadre, apparve il Canavese:
Ivrea turrita, i colli di Montalto,
la Serra dritta, gli alberi, le chiese;
e il mio sogno di pace si protese
da quel rifugio luminoso ed alto.

Ecco - pensavo - questa è l'Amarena,
ma laggiù, oltre i colli dilettosi,
c'è il Mondo: quella cosa tutta piena
di lotte e di commerci turbinosi,
la cosa tutta piena di quei "cosi
con due gambe" che fanno tanta pena...

L'Eguagliatrice numera le fosse,
ma quelli vanno, spinti da chimere
vane, divisi e suddivisi a schiere
opposte, intesi all'odio e alle percosse:
così come ci son formiche rosse,
così come ci son formiche nere...

Schierati al sole o all'ombra della Croce,
tutti travolge il turbine dell'oro;
o Musa - oimè! - che pu˜ giovare loro
il ritmo della mia piccola voce?
Meglio fuggire dalla guerra atroce
del piacere, dell'oro, dell'alloro...

L'alloro... Oh! Bimbo semplice che fui,
dal cuore in mano e dalla fronte alta!
Oggi l'alloro è premio di colui
che tra clangor di buccine s'esalta,
che sale cerretano alla ribalta
per far di sé favoleggiar altrui...

"Avvocato, non parla: che cos'ha?"
"Oh! Signorina! Penso ai casi miei,
a piccole miserie, alla città...
Sarebbe dolce restar qui, con Lei!..."
"Qui, nel solaio?..." - "Per l'eternità!"
"Per sempre? Accetterebbe?..." - "Accetterei!"

Tacqui. Scorgevo un atropo soletto
e prigioniero. Stavasi in riposo
alla parete: il segno spaventoso
chiuso tra l'ali ripiegate a tetto.
Come lo vellicai sul corsaletto
si librò con un ronzo lamentoso.

"Che ronzo triste!" - "é la Marchesa in pianto...
La Dannata sarà che porta pena..."
Nulla s'udiva che la sfinge in pena
e dalle vigne, ad ora ad ora, un canto:
O mio carino tu mi piaci tanto,
siccome piace al mar una sirena...

Un richiamo s'alzò, querulo e roco:
"é Maddalena inqueta che si tardi:
scendiamo; è l'ora della cena!". - "Guardi,
guardi il tramonto, là... Com'è di fuoco!...
Restiamo ancora un poco!" - "Andiamo, è tardi!"
"Signorina, restiamo ancora un poco!..."

Le fronti al vetro, chini sulla piana,
seguimmo i neri pippistrelli, a frotte;
giunse col vento un ritmo di campana,
disparve il sole fra le nubi rotte;
a poco a poco s'annunciò la notte
sulla serenità canavesana...

"Una stella!..." - "Tre stelle!..." - "Quattro stelle!..."
"Cinque stelle!" - "Non sembra di sognare?..."
Ma ti levasti su quasi ribelle
alla perplessitˆ crepuscolare:
"Scendiamo! é tardi: possono pensare
che noi si faccia cose poco belle..."

V.

Ozi beati a mezzo la giornata,
nel parco dei marchesi, ove la traccia
restava appena dell'età passata!
Le Stagioni camuse e senza braccia,
fra mucchi di letame e di vinaccia,
dominavano i porri e l'insalata.

L'insalata, i legumi produttivi
deridevano il busso delle aiole;
volavano le pieridi nel sole
e le cetonie e i bombi fuggitivi...
Io ti parlavo, piano, e tu cucivi
innebriata dalle mie parole.

"Tutto mi spiace che mi piacque innanzi!
Ah! Rimanere qui, sempre, al suo fianco,
terminare la vita che m'avanzi
tra questo verde e questo lino bianco!
Se Lei sapesse come sono stanco
delle donne rifatte sui romanzi!

Vennero donne con proteso il cuore:
ognuna dileguò, senza vestigio.
Lei sola, forse, il freddo sognatore
educherebbe al tenero prodigio:
mai non comparve sul mio cielo grigio
quell'aurora che dicono: l'Amore..."

Tu mi fissavi... Nei begli occhi fissi
leggevo uno sgomento indefinito;
le mani ti cercai, sopra il cucito,
e te le strinsi lungamente, e dissi:
"Mia cara Signorina, se guarissi
ancora, mi vorrebbe per marito?".

"Perché mi fa tali discorsi vani?
Sposare, Lei, me brutta e poveretta!..."
E ti piegasti sulla tua panchetta
facendo al viso coppa delle mani,
simulando singhiozzi acuti e strani
per celia, come fa la scolaretta.

Ma, nel chinarmi su di te, m'accorsi
che sussultavi come chi singhiozza
veramente, né sa più ricomporsi:
mi parve udire la tua voce mozza
da gli ultimi singulti nella strozza:
"Non mi ten...ga mai più... tali dis...corsi!"

"Piange?" E tentai di sollevarti il viso
inutilmente. Poi, colto un fuscello,
ti vellicai l'orecchio, il collo snello...
Già tutta luminosa nel sorriso
ti sollevasti vinta d'improvviso,
trillando un trillo gaio di fringuello.

Donna: mistero senza fine bello!

VI.

Tu m'hai amato. Nei begli occhi fermi
luceva una blandizie femminina;
tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina;
e più d'ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!

Unire la mia sorte alla tua sorte
per sempre, nella casa centenaria!
Ah! Con te, forse, piccola consorte
vivace, trasparente come l'aria,
rinnegherei la fede letteraria
che fa la vita simile alla morte...

Oh! questa vita sterile, di sogno!
Meglio la vita ruvida concreta
del buon mercante inteso alla moneta,
meglio andare sferzati dal bisogno,
ma vivere di vita! Io mi vergogno,
sì, mi vergogno d'essere un poeta!

Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatta la seconda
classe, t'han detto che la Terra è tonda,
ma tu non credi... E non mediti Nietzsche...
Mi piaci. Mi faresti più felice
d'un'intellettuale gemebonda...

Tu ignori questo male che s'apprende
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piace. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.

Ed io non voglio più essere io!
Non più l'esteta gelido, il sofista,
ma vivere nel tuo borgo natio,
ma vivere alla piccola conquista
mercanteggiando placido, in oblio
come tuo padre, come il farmacista...

Ed io non voglio più essere io!

VII.

Il farmacista nella farmacia
m'elogiava un farmaco sagace:
"Vedrà che dorme le sue notti in pace:
un sonnifero d'oro, in fede mia!"
Narrava, intanto, certa gelosia
con non so che loquacitˆ mordace.

"Ma c'è il notaio pazzo di quell'oca!
Ah! quel notaio, creda: un capo ameno!
La Signorina è brutta, senza seno,
volgaruccia, Lei sa, come una cuoca...
E la dote... la dote è poca, poca:
diecimila, chi sa, forse nemmeno..."

"Ma dunque?" - "C'è il notaio furibondo
con Lei, con me che volli presentarla
a Lei; non mi saluta, non mi parla..."
"é geloso?" - "Geloso! Un finimondo!..."
"Pettegolezzi!..." - "Ma non Le nascondo
che temo, temo qualche brutta ciarla..."

"Non tema! Parto." - "Parte? E va lontana?"
"Molto lontano... Vede, cade a mezzo
ogni motivo di pettegolezzo..."
"Davvero parte? Quando?" - "In settimana..."
Ed uscii dall'odor d'ipecacuana
nel plenilunio settembrino, al rezzo.

Andai vagando nel silenzio amico,
triste perduto come un mendicante.
Mezzanotte scoccò, lenta, rombante
su quel dolce paese che non dico.
La Luna sopra il campanile antico
pareva "un punto sopra un I gigante".

In molti mesti e pochi sogni lieti,
solo pellegrinai col mio rimpianto
fra le siepi, le vigne, i castagneti
quasi d'argento fatti nell'incanto;
e al cancello sostai del camposanto
come s'usa nei libri dei poeti.

Voi che posate già sull'altra riva,
immuni dalla gioia, dallo strazio,
parlate, o morti, al pellegrino sazio!
Giova guarire? Giova che si viva?
O meglio giova l'Ospite furtiva
che ci affranca dal Tempo e dallo Spazio?

A lungo meditai, senza ritrarre
la tempia dalle sbarre. Quasi a scherno
s'udiva il grido delle strigi alterno...
La Luna, prigioniera fra le sbarre,
imitava con sue luci bizzarre
gli amanti che si baciano in eterno.

Bacio lunare, fra le nubi chiare
come di moda settant'anni fa!
Ecco la Morte e la Felicità!
L'una m'incalza quando l'altra appare;
quella m'esilia in terra d'oltremare,
questa promette il bene che sarà...

VIII.

Nel mestissimo giorno degli addii
mi piacque rivedere la tua villa.
La morte dell'estate era tranquilla
in quel mattino chiaro che salii
tra i vigneti già spogli, tra i pendii
già trapunti da bei colchici lilla.

Forse vedendo il bel fiore malvagio
che i fiori uccide e semina le brume,
le rondini addestravano le piume
al primo volo, timido, randagio;
e a me randagio parve buon presagio
accompagnarmi loro nel costume.

"Viaggio con le rondini stamane..."
"Dove andrà?" - "Dove andrò? Non so... Viaggio,
viaggio per fuggire altro viaggio...
Oltre Marocco, ad isolette strane,
ricche in essenze, in datteri, in banane,
perdute nell'Atlantico selvaggio...

Signorina, s'io torni d'oltremare,
non sarà d'altri già? Sono sicuro
di ritrovarla ancora? Questo puro
amore nostro salirà l'altare?"
E vidi la tua bocca sillabare
a poco a poco le sillabe: giuro.

Giurasti e disegnasti una ghirlanda
sul muro, di viole e di saette,
coi nomi e con la data memoranda:
trenta settembre novecentosette...
Io non sorrisi. L'animo godette
quel romantico gesto d'educanda.

Le rondini garrivano assordanti,
garrivano garrivano parole
d'addio, guizzando ratte come spole,
incitando le piccole migranti...
Tu seguivi gli stormi lontananti
ad uno ad uno per le vie del sole...

"Un altro stormo s'alza!..." - "Ecco s'avvia!"
"Sono partite..." - "E non le salutò!..."
"Lei devo salutare, quelle no:
quelle terranno la mia stessa via:
in un palmeto della Barberia
tra pochi giorni le ritroverò..."

Giunse il distacco, amaro senza fine,
e fu il distacco d'altri tempi, quando
le amate in bande lisce e in crinoline,
protese da un giardino venerando,
singhiozzavano forte, salutando
diligenze che andavano al confine...

M'apparisti così come in un cantico
del Prati, lacrimante l'abbandono
per l'isole perdute nell'Atlantico;
ed io fui l'uomo d'altri tempi, un buono
sentimentale giovine romantico...

Quello che fingo d'essere e non sono!

Friday, June 09, 2006

Nazim Hikmet, Poesie d'Amore

1949

Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.

Ordine

Con il fatto che mi hanno rubato il portafogli, oggi ho cominciato a mettere un po' di ordine nella mia vita. A buttare via ciò che non serve. A partire da cose concrete, via via verso l'alto.

Una settimana

Ho una settimana per ripassare un semestre di fisiologia.
La tabella di marci prevede:
  • Sveglia presto
  • Corsa
  • Doccia e colazione
  • Studio e Pranzo
  • Studio e Cena
  • Preparazione Slide Show di Inglese
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Spero di reggere

Un nuovo mondo

Oggi, finalmente, ho sostituito le lenti degli occhiali. Dicono che studio troppo. Fatto sta che sto diventando una talpa. Pazienza, finchè posso sopperire con delle lenti. Ancora un paio d'anni, poi penserò all'operazione. Però mi piacciono i miei occhilucci, è come avere gli occhi in vetrina. E poi oggi vedo proprio tutto un altro monmdo!

Monday, June 05, 2006

Tempo

Per cominciare questo post cercavo un passo dalle Epistulae Morales ad Lucilium di Seneca, in cui si parla del tempo condiviso, che è l'unico che sembra moltiplicarsi. Purtroppo non l'ho trovato.
Dovrete accontentarvi delle mie parole, di livello alquanto inferiore. Prima o poi troverò quello che cerco.

Quando si aspetta qualcuno, quando si decide di percorrere un pezzo di strada con una persona a cui si tiene, si è disposti a cambiare la pripria "andatura", a renderla più simile a quella dell'altro.
Ciò che fa crescere un rapporto è il proprio tempo donato all'altro. Si trova sempre del tempo da dedicare a ciò a cui teniamo. Il tempo è una misura dell'interesse.

Per questo, quando aspettiamo qualcuno, quando decidiamo di cambiare il nostro passo per renderlo consonante al nostro compagno di strada il tempo assume un valore speciale dimostriamo il nostro affetto.
Anche quando ci sembra di sprecare minuti preziosi per qualcosa di cui non si vedono i risultati, se stiamo donando parte della nostra preziosa esistenza per qualcuno che ci sembra distante ed irraggiungibile, in realtà è come se stessimo coltivando un campo. La maggior parte del lavoro è invisibile. Solo una piccola parte traspare all'esterno non appena germoglia. Gli effetti del tempo donato richiedono molta pazienza ed infinita costanza.

E il tempo che, inizialmente, ci sembra solo diviso, frazionato, si moltiplica. Solo il tempo con-diviso ha questa capacità. Lo diceva anche Seneca.

Sunday, June 04, 2006

Stream of consciousness

Ti sento (L. Ligabue, Fuori come va, 2002)

Ti sento nell'aria che è cambiata
che anticipa l'estate
e che mi strina un po'
io ti sento passarmi nella schiena
la vita non è in rima
per quello che ne so
ti sento nel mezzo di una strofa
di un pezzo che era loffio
ed ora non lo è più
io ti sento lo stomaco si chiude
il resto se la ride appena ridi tu

qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro che so io

ti sento
e parlo di profumo
t'infili in un pensiero
e non lo molli mai
io ti sento
al punto che disturbi
al punto che è gia tardi
rimani quanto vuoi qui con la vita non si può mai dire
arrivi quando sembri andata via
ti sento dentro tutte le canzoni
In un posto dentro che so sempre io oh oho oh oh

io ti sento c'ho il sole dritto in faccia
e sotto la mia buccia
che cosa mi farai

Posto questa canzone, non perchè mi piaccia particolarmente. Ascolto Ligabue ogni tanto, carino, ma non mi fa impazzire. La posto perchè stasera, quando l'ho sentita per caso, uscendo da una birreria qualsiasi di un paese qualisiasi, beh, per me ha avuto un significato del tutto particolare.

Mi ha fatto venire in mente i giorni in cui Francesca me l'ha insegnata, mi ha fatto ricordare il Capodanno a Firenze di 3 anni fa, uno dei più belli della mia vita.
Mi ha fatto rispensare a me, che la canticchio sugli scalini del Duomo il primo dell'anno, dopo aver cenato in un posto scrauso, dove ho mangiato un piatto di pasta pieno d'aglio (forse era aglio maschereto da pasta, non saprei), che non mi ha abbandonato per almeno un paio di giorni.
E ricordo i viaggi in treno verso Prato Fiorentino, le partite a scopone scientifico fino al crollo psicofisico.

E ripenso ai volti, agli sguardi, ai sorrisi. Mi vengono in mente i discorsi e le parole non dette, tutte le impronte che porto nel cuore.
Associo una canzone ad un momento importante, che mi ha cambiata profondamente, che ha trasformato completamente i rapporti con me stessa e con gli altri (alcune persone, in particolare).

E da allora rivedo il mio cammino, rionosco i percorsi intrapresi, i traguardi, le mete, i porti sicuri. Vedo come ero allora, partendo da come sono ora.

Ecco, tutto è iniziatp sentendo una canzonetta leggera, che ha un significato tutto suo. E' la potenza del ricordo, della memoria. I significati si sommano e si mescolano, tanto da non riuscire più a districarsi, ma sono lì, fissi ed imperdibili.

E allora dedico questa canzone a tutti quelli che hanno condiviso con me l'esperienza a cui è legata, il cammino che ne è seguito e anche quello che deve ancora realizzarsi.
Spero che tutti d'ora in poi, possano associare questa canzone a qulche ricordo bello, di me e di loro stessi. Così che possano sorridere, sentendola uscendo da una birreria qualsiasi in un paese qualsiasi. Perchè il ricordo è una fonte di ricchezza.